“Appena fuori, Petrosino non tagliò come al solito a sinistra per prendere la via più breve per l’albergo, ma andò diritto, rasentando la cancellata del giardino Garibaldi, come se intendesse percorrere l’intero perimetro della piazza. Evidentemente si dirigeva verso un punto prestabilito con i due sconosciuti. Percorrerà esattamente duecentosette metri.

   Circa cinque minuti dopo, quattro colpi di pistola di cui tre simultanei e uno isolato, rompevano fragorosamente il silenzio che gravava su piazza Marina. I colpi provenivano dall’angolo dove sorge la chiesa di San Giuseppe dei Miracoli, ossia a una trentina di metri dal capolinea dei tram. Incredibilmente, di tutti i passeggeri in attesa, il solo ad accorrere sul luogo della sparatoria fu un marinaio. Gli altri, o rimasero immobili, o fuggirono nella direzione opposta. Il coraggioso marinaio era il ventunenne Alberto Cardella, di Ancona, imbarcato sulla Regia Nave Calabria da alcuni giorni alla fonda nel porto di Palermo.

   Cardella fu dunque il primo a rendersi conto dell’accaduto e il solo che, in seguito, fornirà un’attendibile testimonianza. In quei pochi secondi che impiegò per raggiungere il luogo del delitto, il giovane registrò mentalmente alcuni fatti importanti. Egli vide un uomo corpulento staccarsi dalla cancellata del giardino e abbattersi pesantemente al suolo mentre due individui, sbucati dall’ombra, fuggivano in direzione di palazzo Partanna perdendosi poi nell’oscurità del cortile interno che aveva altre uscite verso i vicoli [p. 160] retrostanti. Il soccorritore avvertì anche il rumore di una carrozza che si allontanava.

Per alcuni lunghissimi minuti, il marinaio rimase solo davanti al corpo massiccio dello sconosciuto che giaceva immobile sul marciapiede del giardino. Lì accanto c’erano un ombrello e una grossa pistola a tamburo. La bombetta della vittima era rotolata  fino alla base di un tabellone pubblicitario sul quale erano affissi due manifesti”.

 

Arrigo Petacco. Joe Petrosino, l'uomo che sfidò per primo la mafia siciliana”, Milano, 2001, pp. 247 - 248